ELOGIO DELLA CAPRA

Che l’uomo eretto non abbia spesso idea delle parole che spende, specie per denigrare qualcuno, più che un dubbio è da tempo una certezza.

Basti pensare alla fisiologia: chi è adirato usa la forma più sana e normale di completare la “metabolizzazione” come l’augurio più nefasto, quando al contrario sarebbe più terribile auspicare al peggior nemico un’occlusione intestinale.

La stessa cosa vale per chi – in modo inopportuno – usa la capra – un animale utile, che vive nel mondo a fianco dell’uomo da tempo immemorabile – come sinonimo di una persona incolta o che non fa buon uso della sua testa.

Capita al tempo delle “fate ignoranti“.

Pure nello sport, sapete: indicare la capra come immagine umiliante, cozza con il suo esatto contrario. Ai campionati italiani di sci nel 1997, per esempio, la capra fu usata come mascotte.

Prima di dare della capra a qualcuno, insomma, bisognerebbe provare a collegare un neurone con un altro. E chi si sentisse così apostrofato, risponda semplicemente con un “grazie”.

Del resto, non esistono in natura animali nocivi, persino un tipo di zanzara è utile perchè interviene nel processo che porta al cacao. Invece, tra gli uomini, un dubbietto, talvolta, viene.

Anche nei confronti di chi fa un uso inappropriato del termine. Esclama: “capra” come fosse un insulto.

Deve allora sapere che alla capra è legata una delle primissime esperienze di pet therapy; e che la Royal Society Open Science britannica – in una ricerca recente – ha stabilito che le capre sanno interpretare il linguaggio del corpo delle persone. Sono più intelligenti e intuitive di alcuni nostri simili.

Le capre cioè sanno distinguere le espressioni dell’uomo, quelle dell’ira e quelle della serenità e sono in grado di scegliere, interagendo – ovviamente – con quelle positive.

Essere definiti capre, quindi è, per chi conosce, un elemento distintivo. Nulla di più sbagliato ritenere limitativo il termine se accostato a una persona.

Le libere opinioni, espresse senza offesa, se caprine, non possono che essere pregiate.

Ah, se non ci fossero state le capre!

Come avrebbe fatto Ulisse a uscire indenne dalla caverna di Polifemo?

Come avrebbe fatto diecimila anni fa l’uomo primitivo a imparare il mestiere di allevatore? Quindi a sopravvivere?

Le capre si sono ambientate bene, in ogni dove: ce ne sono in Asia, in Africa, in Europa…

In Italia arrivarono dalla Grecia.

Si muovono – dicono gli studiosi – con atteggiamento regale. A testa alta.

E’ quindi irragionevole considerare la capra un animale sottomesso. Per istinto distingue ed evita le piante nocive più e meglio di molti altri animali. Tutti motivi che ci portano a dire: essere paragonati alla capra è tutt’altro che disdicevole.

Non fu Giove a nutrirsi col latte di Amaltea, una capra?

Non è una capra il simbolo di prolificità ed abbondanza presso molti popoli?

Ah se si ragionasse come una capra!

Occhio infine all’etimologia, dal sanscrito “Ca” vuol dire “su” e “Pru” sta per “andare”.

Per l’imprudente, quindi, fare il percorso in senso contrario è un attimo.

Immagine: Marc Chagall Autoritratto con capra

Diego Costa

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