L’IMBARAZZANTE CASO DEL MONDIALE FANTASMA

C’è un’atletica italiana che misura l’orgoglio e la soddisfazione e un’altra che, intanto, segna i confini della vergogna e dell’imbarazzo. E’ un dato di fatto.

Non bastava la pessima figura mondiale di Glasgow, il ritiro della candidatura di Roma dai mondiali 2027, che la cronaca ha riportato un altro grave atto di accusa verso il vertice della Fidal.

Il caso Manuela Mennea. Come leggete in un altro articolo, la vicenda dell’invito/non invito di Manuela Olivieri Mennea del 2 giugno scorso al Ridolfi di Firenze, in occasione del Golden Gala dedicato a Pietro
Mennea, oltretutto nel decennale della sua scomparsa, è una matassa che sarà sbrogliata definitivamente in sede legale.


E a Glasgow…
Evidentemente non era bastata la figuraccia mondiale, quel luogo fisico, dove il “mese horribilis” è cominciato. Sulle rive del Clyde, nella Milano scozzese, capitale della laboriosità, la compagnia di drammaturgia romana ha messo in scena un’altra commedia. Una sceneggiatura a molte tinte: lo spettatore neutrale ha potuto passare dallo sgomento all’estasi. Mattia Furlani volava in aria, per il nostro e vostro piacere, come un Caravelle, atterrando sul podio mondiale e qualcuno in tribuna stava sperando che avesse l’effetto di un lasciapassare dopo le malefatte dei giorni prima.

Sarebbe bene ricordare che autorevolezza e credibilità sono parole che vanno a braccetto; e si declinano con altre parole potenti: verità, senso del dovere, lealtà, rispetto delle regole e decoro.
Quanto è accaduto a Glasgow conduce a un dubbio: sono questi ultimi concetti che la classe dirigente rispetta? Il pasticciaccio brutto che ha preceduto le gare, a Glasgow, è cronaca di una ritirata annunciata (il mondiale fantasma è una Caporetto-bis), un nuvolone mai così nero che ha oscurato il cielo sopra l’atletica dove brillano stelle azzurre che qualcuno non merita di guardare con occhi sognanti.
Lasciateci dire che quella dei proclami intempestivi (autoreferenzialità?) sembra essere diventata una prassi consolidata.
Rissa verbale
Fatta la frittata, è scattata una rissa verbale e mediatica, di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. Presidenti che accusano ministri, sport e politica ai ferri corti come ai tempi di papi e imperatori, quelli però lontani lunghi e lunghi secoli.
Il Ministro dello sport Abodi: «Quando chiedi denaro pubblico per organizzare un evento sportivo non lo puoi fare con un approccio da bar.
Non puoi pensare che basti una bella presentazione che genera entusiasmo popolare perché arrivi subito il Governo e ti finanzi. Se chi voleva il Mondiale di Atletica a Roma avesse avuto un approccio
rispettoso delle istituzioni e delle procedure e si fosse mosso per tempo non saremmo arrivati a questo punto». (CorSera, 29 febbraio 2024).
Il presidente Mei: “Una brutta figura che gli atleti non meritavano (…) La ricostruzione fatta da Abodi è fantasiosa, le cose sono andate diversamente. Il ministro sapeva della possibilità di candidarsi già ad agosto. È stato lui ad affidarci a un advisor che già ai primi di gennaio aveva preparato lo studio. Ci ha dato appuntamento il 24 gennaio quando abbiamo consegnato la documentazione con indicati gli 85
milioni di euro. L’8 febbraio abbiamo presentato il progetto al Mef e al ministro Giorgetti che aveva definito “bellissimo” l’evento. Mi dispiace, anche il Coni era fiducioso” (Gazzetta dello Sport, 1 marzo).
Povera Italia, verrebbe da esclamare. Fino alla pista coperta e iridata di Glasgow. Gli atleti ci hanno messo una pezza. E’ la solita triste sfida, tutta italiana tra un coyote e la stella (parole e musica di Lucio Dalla).
Ma alla fine della canzone viene doveroso porsi delle precise domande: fino a quando le stelle che brillano di luce propria copriranno gli errori di una classe dirigente che fa collezione di brutte figure come se dovesse completare un album della Panini?
La figuraccia è universale: quali ripercussioni avrà sul futuro? Quanto inciderà sulla nostra credibilità negli anni a venire? Quanto saremo presi in considerazione se dovessimo presentare una candidatura di livello internazionale?
L’Europa che ci vede come pizzaioli che sfornano una pizza romana in vista degli Europei ci indigna, ma a cosa si deve?
E’ ora di pretendere dal vertice un’assunzione di responsabilità.

Conclusioni.
Alcune sommarie risposte.
Siamo convinti che l’atletica italiana di oggi si componga di campioni di una statura internazionale mai vista prima e di chi si erge sul carro dei vincitori, attribuendosi quei meriti.
Domandiamo: sono meriti suoi?
A noi pare evidente che i successi nascano su piste ai confini dell’impero, succo di pomeriggi anonimi, un lavoro costruito nel tempo e costruito in “piccole officine” dove la passione è palpabile.
Non crediamo alla Cornelia che li indica come i suoi gioielli. Ci pare di attraversare in altre sedi un lungo inverno di sconcerto. Che si traduce in bugie, brutte figure, dispetti se non, addirittura, in tirannia verso i dissidenti. Coloro che, in Consiglio, si ostinano cercano di dare una decorosa rassettata.

È un male più profondo, che culmina a Glasgow, ma parte da più lontano. Fatto di occasioni perdute, risorse finanziarie buttate, ritardi organizzativi, fino alle dimenticanze nel rispettare il regolamento interno. Il tutto, nell’imminenza degli Europei di Roma, sul cui conto grava un
silenzio, dietro le quinte, molto inquietante. Un esempio. In tv abbiamo sentito parlare di “un Olimpico pieno” (a 35000 o 80000 posti?), ma quali dati ci sono sulla prevendita dei biglietti dei campionati Europei di Roma?

Diego Costa

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