ETICAMENTE NIENTE AZZURRO PER I DOPATI

Nell’ultimo Consiglio Federale, a margine di una dura battaglia sull’approvazione del Bilancio 2022 (un Milione di Euro di perdita!), si è consumato un confronto serrato sulla Carta Etica voluta nel 2013 per creare un ulteriore deterrente nei confronti di chi pensa di utilizzare la scorciatoia del doping.

La Carta Etica, che tutti gli atleti sono chiamati a sottoscrivere per indossare la maglia azzurra, prevede di accettare la norma che nel caso si venga squalificati per un minimo di due anni per doping, non si potrà più far parte della nazionale.

Un patto tra atleti e federazione che responsabilizza tutti gli atleti che vestono l’azzurro. Significa sostanzialmente essere fuori dalle maggiori competizioni Mondiali, Europee e Olimpiche con ovvie conseguenze per l’immagine e le tasche dell’atleta che sia stato condannato per Doping.

Da qualche mese, la Presidenza Federale ed un consigliere avevano predisposto una “revisione” della Carta Etica in cui si sostituiva “il diniego a vestire la maglia azzurra con un impegno a partecipare ad iniziative volte al contrasto al doping“. Insomma un vero e proprio colpo di spugna, che riammetteva tranquillamente i dopati in nazionale.

Fortunatamente i Consiglieri Federali d’opposizione (Baldo, Vanni, Balzani, Campari, Del Naia e Magnani), hanno subito espresso le loro eccezioni ottenendo per ben due volte il rinvio della discussione.

Nell’ultimo CF dello scorso 29 settembre, grazie alle pressioni del gruppo di opposizione, è stata presentata una proposta radicalmente diversa. Prima di tutto, la Carta Etica non cambia di una virgola. In secondo luogo si prevede che il Consiglio Federale può concedere il diritto a indossare la maglia azzurra a chi sia incorso in squalifiche pari o superiori ai 2 anni per violazioni delle normative antidoping, nel caso in cui vi sia un voto all’unanimità e laddove ricorrano i seguenti requisiti, o almeno due su tre: a) condotta commessa entro il compimento del ventitreesimo anno di età; b) valutazione delle modalità di realizzazione della condotta come accertata dagli organi di giustizia competenti; c) assenza di ulteriori condanne disciplinari e/o di procedimenti in corso.

Questo, chiude definitivamente la discussione sul rientro in nazionale di chi ha “sporcato” la maglia azzurra. Solo in casi eccezionali e con una decisione presa all’unanimità dal Consiglio Federale in determinate e precise condizioni si potrà essere riammessi.

Roberto De Benedittis

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