L’EMOZIONE DI LEONE PER I CAMPIONATI OSPITATI IN PUGLIA

A Molfetta lo scudetto nel nome di Mennea

Le parole di Giacomo Leone, presidente della Fidal Puglia, fanno viaggiare nel tempo

“Era il 23 dicembre dell’anno scorso ed eravamo in cinque dal sindaco…”

L’emozione nella voce di Giacomo Leone non è quella del presidente della Fidal pugliese, ma qualcosa di più. Vince il tempo, si mescola con il forte sapore dell’orgoglio.

Invita a salire su un tappeto volante, viaggia nel passato, spinto da ricordi e commozione.

La prima volta dei campionati Assoluti di atletica a Molfetta – a soli 30 km. dalla Barletta di Pietro – ha un significato simbolico fortissimo, più forte di uno scudetto. C’è un passaggio di testimone, frazioni lunghe tanti lustri, tra le icone del passato e quelle di oggi.

Chiudo gli occhi, Giacomo.

Parto.

Parli ma io sento parole di un guerriero di pace di tanti anni fa. Ero un ragazzino ma come tanti altri mi chiedevo, banalizzando: perché vince e non è mai contento?

La risposta, oggi, è semplice.

Non c’è sport che non aderisca meglio dell’atletica alle rivendicazioni sociali, alle battaglie che vanno combattute in nome dei diritti sacri e inviolabili.

L’amore di Pietro Mennea per il sud, amato come un paladino, oggi raggiunge il suo apice. Forse aveva ragione Bob Dylan, la risposta è scritta nel vento, se a Molfetta ci saranno gli Assoluti, un evento inimmaginabile per chi era costretto ad allenarsi su una pista polverosa, quasi abbandonata, o sui 60 metri d’asfalto di un cortile dietro la scuola o ancora sulla strada per vincere scommesse da poche lire.

Ho letto questo nell’orgoglio di Giacomo, naturale appendice delle parole di chi onorava la maglia azzurra con un impegno unico e irripetibile, senza sorridere, perché “io, l’attenzione per l’Italia, ce l’ho, ma l’Italia sembra finire a Roma”.

La voce di Giacomo Leone suona oggi come quella di Indiana Jones, avventuroso archeologo che restituisce bellezza a oggetti, immagini che suonano profetiche, struggenti, piene di nostalgia e di dignità.

Dopo i campionati italiani delle discipline di lancio, dopo quelli dei diecimila, oggi per la prima volta in Puglia, terra di Pietro, la terza volta al sud in oltre un secolo, la Regina consegna gli scudetti, vede passare in rassegna tutto il meglio dell’atletica italiana.

Mentre scrivo, rivivo la mia emozione, quella di un quattordicenne che inseguiva le poche immagini in bianco e nero che svelavano l’atletica all’Italia della Rai: rivedo così il servizio del tg sport sul titolo europeo dei 100, all’Arena di Milano, quando Giacomo Leone aveva un anno di vita, e quando il 10 netto era distante un soffio dal record mondiale.

Mentre scrivo, rivedo le tante gare sui duecento di Pietro, rivivo la mia emozione di adolescente, perché quando Mennea “girava l’angolo” era impossibile non farsi cogliere dallo stupore, che gli altri sembravano comparse, staccati com’erano, mentre lui pestava sui piedi tutta la rabbia vincente che lo ha contrassegnato.

Giacomo il presidente mette l’accento “sull’ennesima prima volta” (la madre di tutte le prima volte, almeno sotto il profilo del sentimento). Pietro ha gareggiato a Brindisi, ma solo per un triangolare. Stavolta ci saranno i Campionati Italiani. A Molfetta, non lontano da dove Pietro, da ragazzo, batteva sulle distanze brevi le automobili (e i pronostici avversi degli amici) per pagarsi il cinema…

Ecco, Giacomo, grazie: a te e alla Puglia, a Molfetta e a Pietro. Perché intitolargli le gare a lui care sarà riportarlo ai blocchi di partenza, lui che un giorno lontano a Mexico City disse che era salito sul tetto del mondo con volontà e determinazione: “Io ragazzo del sud, senza pista, sono riuscito a fare il record del mondo, togliendolo forse all’ultima persona a cui avrei voluto toglierlo, al favoloso Tommie Smith che, disse, che l’atletica è umile. E io sono partito con umiltà”.

E a chi sarà chiamato a contendersi quello scudetto sui 200 piani, diciamo: ragazzi, pensateci. Pensateci durante l’ultima sgambata di riscaldamento, come faceva Pietro: “Quando sei abituato a lottare con i dettagli, pensi a tutto: alle scarpe, alle calze, ai pantaloncini, alla canottiera, al vento, ai metri della gara, alla curva, al finale, alle braccia per come devono muoversi. Attraverso il pensare a tutto, arriva il risultato importante”.

Ecco, Giacomo, atterro. Grazie per la tua emozione.

Diego Costa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Facebook
Instagram