CALCIO ED ATLETICA: UNA CONVIVENZA IMPOSSIBILE

Un deja vu quello in programma giovedi primo giugno a Roma in occasione dell’Albarace gara  podistica di sei km che si corre nella capitale con partenza all’alba.

“L’alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone di un residuo di sogno e d’un principio di pensiero.” (Victor Hugo)

La dodicesima edizione della gara di 6 km non competitiva aperta a 2000 iscritti (numero max di atleti consentito) nella edizione del 2023 si vedrà costretta dal diniego da parte della Prefettura di Roma a chiudere la gara sul giro di pista dello stadio Olimpico perché il giorno prima sarà impegnato ad ospitare i tifosi romanisti a vedere la finale della Roma in Europa League attraverso i maxi schermi installati nell’impianto capitolino.

Il pesce grande mangia quello piccolo, il calcio la fa da padrone sempre e comunque e ciò indipendentemente dall’indotto e dalla trasparenza di ciò che produce.

L’organizzazione a cura dell’Italia Marathon Club Ssdrl prevede come di consueto alle 5,30 e vedrà l’epilogo in luogo dell’Olimpico presso lo Stadio dei Marmi.

Chi può mai mettersi contro il  business calcio ovvero, il calcio lo si vive 24 ore al giorno, i podisti e di conseguenza l’atletica che strumenti hanno per poter svolgere un ruolo di normalità e di visibilità?

Coni e Fidal hanno il potere di farsi sentire ?

La Fidal, dopo i proclami elettorali che avrebbero previsto tante rivoluzioni (basta leggere il programma dell’attuale presidente),sembra abbia spento le luci sul running a cui era destinato il progetto.

Chi vuole può andare a leggere   ciò che era stato in campagna elettorale al seguente link

Inoltre, dove son finite le modifiche alla Runcard, la rete del running e le proposte di rappresentanza in seno alla Fidal,il coinvolgimento del patrimonio storico del running, casa Italia Running e la App dedicata?

Non si hanno al momento notizie, svanito nel libro dei sogni come l‘arrivo all’Olimpico dell’Albarace.

Calcio ed atletica, vecchia storia di incompatibilità nel nostro paese che si potrebbe dire una “Repubblica fondata sul pallone” parafrasando l’articolo 1 della nostra Costituzione.

Situazioni analoghe si vivono ad esempio a Napoli con lo stadio Maradona da poco rinnovato con la pista azzurra inaugurata nel corso delle Universiadi del 2019, vive spesso questo conflitto istituzionale, chi deve fare un passo indietro è sempre il mondo dell’atletica che ricordiamo ha portato all’Italia nel corso delle Olimpiadi ed altre competizioni internazionali tantissime medaglie ad esempio, ma tant’è se dalle istituzioni giunge un diniego o un segnale comunque negativo occorre necessariamente  rispondere agli ordini.

Peccato davvero ,non c’è migliore epilogo emozionante e spettacolare in uno stadio che in passato ha ospitato le prime Olimpiadi svoltesi in Italia quelle del 60  l’anno in cui la maratona corsa nei sampietrini romani fu vinta dall’Etiope Bikila che corse l’intera distanza di 42km e 195 metri a piedi nudi.

Ultima ma non certo per importanza è la notizia del possibile progetto proposto dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentis sempre in tema di convivenza atletica e calcio in preda all’entusiasmo post scudetto, da quando è diventato il presidente del club partenopeo il progetto prevede l’eliminazione della pista nuova di zecca pagata non certo da lui,  per rendere lo stadio dedicato al più grande calciatore del mondo utilizzabile solo al calcio e ad altri eventi extra quali spettacoli e cerimonie .

La patata bollente è nelle mani del Comune di Napoli unico proprietario dell’impianto, il destino di migliaia di atleti è nelle mani dell’istituzione politica.

Una sensazione alberga nella testa di chi scrive, Maradona se fosse ancora in vita sarebbe il primo ad opporsi.

Il fuoriclasse argentino era sempre dalla parte delle minoranza dei più deboli, bene il mondo dell’atletica italiano in questo caso rappresenta l’anello debole.

Stefano Marino

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