GIUSTIZIA SPORTIVA: BRACCIO DI FERRO GOVERNO-CONI

Durante il Consiglio nazionale del Coni del 23 maggio è emersa un’aspra polemica tra CONI e Governo sulla riforma della giustizia sportiva. È chiaro che tutto nasce dal “Caso Juventus”, che sta determinando le sorti dell’ingresso nelle Coppe Europee del prossimo anno.

Dalla lettera inviata dal Ministro Abodi al Presidente del CONI, traspaiono però tre punti fondamentali che evidentemente stanno a cuore al Governo.

Per prima cosa si segnalano i tempi della giustizia sportiva, che pur essendo molto più celeri della giustizia ordinaria, devono anche tener conto delle esigenze dello svolgimento degli eventi nazionali ed internazionali.

Secondariamente, sembra che Abodi punti ad una riforma più complessiva della giustizia sportiva, data anche l’affermazione del Ministro Giorgietti di qualche giorno fa relativa alla nomina dei Tribunali federali a cura dei Presidenti stessi che mettono in dubbio l’autonomia della magistratura federale.

Oltremodo, il Ministro fa capire: se non lo fate voi, lo faremo noi.

Qui si apre un discorso molto più ampio, quello relativo all’autonomia dello sport, sancita dalla Carta CIO e sulla quale già si è discusso ampiamente all’epoca della costituzione di Sport e Salute al posto della CONI Servizi.

Fermo restando che crediamo in modo assoluto all’autonomia dello sport (che in realtà è esistita parzialmente fino a quando esisteva il Totocalcio), certo è che non possiamo non osservare le storture di un sistema che nella sua complessità è sano, ma che grazie alla mutuazione di pratiche non ortodosse, prese a prestito proprio dalla politica, si sta lentamente ammalando.

L’etica e la morale, nel nostro mondo dovrebbero essere in cima ai nostri pensieri e soprattutto ai nostri comportamenti. Altrimenti, spiegateci cosa insegniamo ai nostri ragazzi sui campi di gara?

Quindi ci rifacciamo al dataroom di Milena Gabanelli e Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera a dicembre del 2022. Certamente il fatto che i componenti delle commissioni giudicanti siano di fatto scelti dai Presidenti Federali alimenta il sospetto che i giudici stessi potrebbero non essere del tutto  indipendenti.

In alcuni casi il sospetto è che possa essere utilizzata la clava della giustizia contro gli oppositori, e la Gabanelli fa diversi esempi nel suo dataroom che potete trovare a questo link: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/giustizia-sportiva-magistrati-scelti-politica-sport-si-archiviano-anche-abusi/1f4a29d6-7591-11ed-84fc-b875db1a765e-va.shtml

Una delle stranezze nostrane è quella che mentre tutti i cittadini, nella giustizia ordinaria, vengono sottoposti a tre gradi di giudizio, nella giustizia sportiva, in alcuni casi puoi averne solo due. Per la giustizia sportiva, le pene sotto i 90 giorni non sono appellabili a quella che sarebbe la nostra “Cassazione” ossia il Collegio arbitrale del Coni.

Insomma, il Ministero forse non ha tutti i torti se vuole rivedere qualcosa.

Il presidente Mei sulla richiesta del Ministro ha dichiarato “Vinciamo ovunque e questa è la risposta. Sembra che la politica voglia uno sport dimesso”. Ora il nesso tra le vittorie e la riforma della giustizia sportiva non ci è chiaro, ma c’è sempre da imparare.

Roberto De Benedittis

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