OH PRESIDENTE…MIO PRESIDENTE?

Il presidente uscente della Federazione Italiana di Atletica Leggera Stefano Mei presenta oggi la sua ricandidatura. Vuole essere riconfermato a presidente nazionale FIDAL. Ne ha facoltà, secondo la legge.

Indubbiamente il suo potentato è stato caratterizzato dalla miglior sorte che mai un presidente Fidal abbia avuto. In pista, intendiamo.

Fu vera gloria sua?

Noi de Latletica2024 abbiamo nel frattempo raccolto molte voci, circa l’identikit del presidente ideale, quello che più di qualsiasi altro incarnerebbe, a nostro avviso, il numero 1 ideale del movimento atletico in Italia.

Ecco le testimonianze raccolte.

Sabrina Fraccaroli : “Vorrei una federazione che guardi verso il futuro con serenità, dove coraggio, passione e rispetto siano sempre al centro e che soprattutto abbia il coraggio di sognare in grande”.

Giacomo Leone: “Il presidente della Fidal deve prima di tutto essere attento al territorio, perchè il territorio è il vero motore propulsivo del nostro sport”.

Franco Angelotti: Vorrei una Federazione che unisca tutta l’atletica che dia motivazioni e sorrisi, dove i protagonisti siano tutti gli atleti: dai giovani ai master, dove le società siano rispettate come meritano. Insomma, una federazione che guardi avanti, al futuro”.

Sergio Baldo: Vorrei un presidente capace di ispirare, motivare e di delegare con criterio di competenze e conoscenze. In grado di agire sempre con trasparenza, nel miglior interesse della federazione e degli atleti. Vorrei un presidente che fosse una persona equa e giusta, in grado di prendere decisioni con assoluta imparzialità e di applicare le regole in modo uniforme”.

Concetta Balsorio: “Vorrei un presidente che rispetti chi, prima di lui, ha svolto lo stesso incarico o si è speso per il mondo del nostro sport. Al contrario chi ha preceduto l’attuale presidente è stato ignorato se non addirittura eliminato”.

Anna Rita Balzani: “Vorrei una federazione che abbia rispetto delle persone, delle professionalità, che non si nasconda dietro a procedimento pseudo antisportivi per cercare di avere ragione”.

Oscar Campari: “Vorrei una Federazione che sia rispettosa di tutto e di tutti, che guardi al futuro, coinvolgendo in modo sistematico e attivo le società, perchè le società sono il motore di una Federazione importante come è la Fidal”.

Fabio Canaccini : “Vorrei un presidente che insieme alla sua consiliatura soddisfacesse le problematiche delle società, venendo loro incontro. Cosa che in quest’ultimo periodo non solo non è accaduto ma la situazione delle società è stata aggravata e appesantita con un regolamento che riguarda i contributi che definirei astruso, con la creazione dispendiosa e inutile dei Challenge, con un Cds che viene cambiato di anno in anno, e molto altro”.

Mario Cotogno: “Il presidente che vorrei? Uno differente, pronto ad ascoltare le esigenze delle società. Invece oggi si va in senso contrario: il Challenge ne è la prova provata”.

Luigi D’Onofrio: “Vorrei un presidente con il cervello”.

Roberto De Benedittis: “Vorrei un presidente e un segretario federale che avessero la capacità di guardare avanti anziché vivere come un’ossessione il confronto con chi li ha preceduti. Vorrei una federazione che unisse invece di dividere; una federazione di persone che metta al primo posto i valori dello sport come la lealtà, la correttezza, il rispetto”.

Sandro Del Naia: “Da un presidente ci si aspetta autorevolezza e l’autorevolezza passa dalla valorizzazione del merito. Si ha invece più che il sospetto che si tenda a sostenere gli amici di cordata, anziché raccogliere ed ascoltare le istanze del territorio. Insomma un presidente super partes che si impegni per il bene di tutti quelli che hanno a cuore l’atletica”.

Antonio Dotti: “Vorrei un presidente che mantenesse le promesse fatte in campagna elettorale e non se le dimenticasse il giorno dopo le elezioni”.

Paolo Galimberti: “Vorrei una Federazione che valorizzi le competenze individuali dei Consiglieri e di tutti i collaboratori per fornire un migliore servizio a tutti gli associati”.

Alfio Giomi: “Vorrei un presidente che fosse il primo di una Federazione in cui l’etica e il rispetto contassero almeno quanto i risultati”.

Carlo Giordani: “Vorrei una Federazione che unisca e non divida. Che rispetti tutti i protagonisti del movimento, persone e società. Che sappia ascoltare e non imporre. Che rispetti i valori dell’etica e della democrazia interna. Non bastano i risultati per fare grande la Fidal. ci vuole anche molto altro”.

Roberto Goffi: “Vorrei una federazione al servizio delle società. Un presidente innamorato dell’atletica leggera e non della sua poltrona”.

Marisa Masullo: “Vorrei un presidente che, una volta eletto, fosse il presidente di tutti e non solo il presidente di quelli che lo hanno votato. La leadership si manifesta con l’inclusione, con l’ascolto, con la valorizzazione delle competenze e della formazione”.

Gianni Mauri: “Vorrei un presidente o una presidente e un consiglio federale che rasserenino con decisioni e azioni condivise il nostro mondo, e dove i primi riferimenti siano i territori, le società, lo sviluppo dei giovani, l’attenzione al mondo master, della strada e degli organizzatori. Per una Fidal di tutti e per tutti!”.

Ida Nicolini: “Il Consiglio e il Presidente devono lavorare per tutto il movimento e tenere conto dei suggerimenti che arrivano dalle società. Etica e trasparenza sono imprescindibili e le contrapposizioni servono per capire per chi si deve lavorare. I vari campionati di categoria sono le feste dell’atletica: servono a rafforzare l’identità, il senso di appartenenza, la partecipazione”.

Fabio Pagliara: “Vorrei una nuova Federazione perché credo occorra visione, competenza, passione e continuità con le scelte tecniche degli ultimi otto anni. E specialmente vorrei una Fidal libera, una Fidal di tutti, che lavori “per” e non “contro”.

Serena Putinati: “Vorrei una federazione che considerasse il grande lavoro svolto dai tecnici sociali ed avesse dei progetti a lungo termine sugli atleti “talentuosi” soprattutto a livello giovanile”.

Carlo Stassano :” Viviamo un’epoca buia, tremenda. Dopo  70 anni ci ritroviamo all’interno di uno scenario di guerra. Le Istituzioni, tutte, sono influenzate da questi “venti” dittatoriali … come possiamo immaginare che una grande Federazione come la FIDAL possa restarne esclusa ? Tutti noi lo auspichiamo fortemente ma … attenderei il dopo 8-9 giugno per esprimere un giudizio. Governare è sempre molto difficile, dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo. 
Proprio per questo, cosa vorrei dalla prossima Governance della FIDAL : onestà, lealtà, umiltà … tutti possiamo sempre imparare!”

Grazia Maria Vanni: “Vorrei una Fidal che cerchi di guardare avanti, non pensi a coltivare il proprio orticello. Come si guarda avanti? Rispettando le società, lavorando soprattutto per il territorio, impegnandosi nell’ascolto, per essere di supporto. Il Presidente deve essere il presidente di tutti. Perchè la Federazione siamo noi”.

Ecco.

Questa raccolta di pareri autorevoli è di chi fa parte di questo mondo, in ruoli diversi e da tanto tempo.

Oggi il presidente uscente si ricandiderà.

Forte di cosa?

Dei risultati sulla pista?

Si isserà sul carro dei vincitori.

Ciò che non convince, nel periodo della sua reggenza, è l’incapacità fisiologica di reggere la “prova del confronto”.

Ogni critica costruttiva è stata considerata come un attacco personale.

E, in quanto tale, rigettata al mittente, ogni posizione contrastante, contrastata senza prendere in considerazione la congruità degli argomenti.

Nessuna risposta, se non con atti estremi.

Secondo noi:

Non è espressione di leadership far ricadere gli errori su chi sta sotto.

Non è espressione di leadership l’abitudine al ritardo nell’espletamento del proprio compito istituzionale.

Non è espressione di leadership stizzirsi di fronte a chi sollecita il rispetto dei tempi, a fronte di occasioni irripetibili e a danni d’immagine.

Non è espressione di leadership usare una federazione – che è un’istituzione pubblica – come fosse un bene privato.

Spetta a chi è al vertice promuovere e valorizzare l’attività con il massimo impegno.

L’attenzione rivolta alla “base” non deve essere espressa, secondo usi e costumi certamente poco distintivi, solo in concomitanza con la scadenza elettorale.

E a proposito di elezioni: di recente ogni possibile voce contrastante – espressa da chi avesse ruolo legittimo per farlo – è stata messa a tacere, con metodi intimidatori, anziché essere presa come un’utile indicazione, volta a correggere errori e migliorare l’operato della macchina istituzionale. Ogni ma è stato rigettato, come un fastidio.

Il fastidio di rendere conto.

Risale all’anno scorso la violazione del regolamento interno in occasione della convocazione del consiglio per l’approvazione del bilancio. La mancata convocazione di quel consiglio nei termini di legge fu un errore ammesso in aula.

Un errore impugnabile, avrebbe persino potuto comportare il commissariamento. Le “voci del fastidionon impugnarono la cosa, per puro senso di responsabilità verso lo sport che si ama e si rappresenta.

Fu un gesto nobile. Ricompensato – poco tempo dopo – attraverso l’ascolto?

Sono fatti.

Ma adesso è tempo di cantare. Accompagnandosi con una lira.

Diego Costa

1 thought on “OH PRESIDENTE…MIO PRESIDENTE?

  1. Vorrei un presidente che si interessa all’atletica leggera senza altri fini,che appartenesse alle societa’delle forze armate,che come gia’in precedenza hanno e svolgono attività solo per i risultati dell’atletica leggera italiana.
    Deve curare soprattutto la base partendo dalle esigenze delle piccole societa’ e non cercando soltanto il reddito economico.

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