ADDIO A KELVIN KIPTUM

Era piombato nel mondo della maratona a Valencia nel 2022, con il miglior debutto di sempre (2h01’53”) e la terza prestazione di tutti i tempi, dopo Bekele e Kipchoge. Sembrava un predestinato. Probabilmente era un predestinato, perché la sua ascesa, a differenza di quella di altri fenomeni durati lo spazio di una gara, non si era fermata, ma era proseguita fino a battere il record del mondo di sua Maestà Eliud Kipchoge, ritenuto il miglior maratoneta di sempre.

Kiptum, Keniota, 24 anni, Kiptum era un fenomeno assoluto, perché mai nessuno, dopo pochissime maratone disputate, aveva stabilito il record del mondo correndo in uno strabiliante 2h00’35”, nella maratona di Chicago, migliorando, di passaggio, anche il record del mondo dei 30 km (1h26’31”) e chiudendo gli ultimi 10km in uno strabiliante. 27’52”. In condizioni “ufficiali”, mai nessuno si era così avvicinato alle due ore, traguardo che segna uno dei “limiti” che stuzzica la fantasia di qualsiasi corridore.  Nel 2023, oltre a trionfare a Chicago, vinse un’altra “major”, quella di Londra, doppietta dai pochi eguali.

Da quando aveva 14 anni e andava ancora a scuola, Kiptum era allenato da Gervais Hakizimana, un ex atleta del Rwanda che a 19 anni aveva gareggiato per il suo Paese ai Campionati del Mondo di Mezza Maratona di Udine 2007 e aveva corso in 1h02’43”.; Kelvin Kiptum fin da bambino aveva fatto anche il pastore come avviene per molti altri bambini della Rift Valley; aveva una forza mentale unica, abbinata ad una forte disciplina personale, ma anche la tipica spavalderia di chi, giovane e forte, si sente “pronto” e in grado di fare ogni cosa, tanto da dichiarare «Ad aprile (Maratona di Rotterdam) sarò il primo uomo a scendere sotto le due ore in una maratona ufficiale, ad agosto vincerò la 42 km olimpica».

Purtroppo Kelvin Kiptum non riuscirà mai nel suo intento: domenica sera un terribile incidente d’auto sulla strada che conduce da Kaptagat ad Eldoret, in Kenya se lo è portato via, insieme al suo coach, Gervais Hakizimana,

Kiptum aveva fatto del volume la sua arma vincente, dichiarando che la sua media di km settimanali si aggirava sui 270-280km, ad intensità che non ha mai esplicitato ufficialmente, ma che, secondo tradizione dei migliori maratoneti kenyani, non è mai banale; atleta dalla resistenza specifica altissima, Kiptum aveva come altra caratteristica unica quella di non amare la pista e di non averci praticamente mai corso. Una delle dimostrazioni, che non è indispensabile avere prestazioni eclatanti sulle distanze più brevi, ma che, per correre forte in maratona, serve avere un motore, sì potente, ma soprattutto “resistente”, “economico” e ben allenato ad utilizzare in modo appropriato il “carburante” a disposizione.

Sentiva forte la concorrenza con Eliud Kipchoge, vero eroe nazionale, ma aveva anche dichiarato “alle Olimpiadi, sempre se verrò selezionato, penso ci si debba aiutare a vicenda e poi vedere il risultato finale». Uno spirito che contraddistingue molti atleti kenyani, che pur avversari sul campo, quando competono con la maglia del loro Paese, cancellano la loro rivalità.

Massimo Magnani

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