TUTTI INSIEME COL PRESIDENTE. DITE CHEESE

Finisce così questo 2023, con la squadra che ha vinto la coppa Europa a stringersi vicino al presidente Mattarella per la foto di rito.

Bei momenti…

Baciati dal sole. Quel sole che risplende anche su le sciagure umane, come diceva il Poeta. E finchè succederà, ci sarà da raccontare.

Noi de L’atletica2024.it ci affacciamo e guardiamo.

Non sappiamo fare altro. E’ il dovere del giornalista: porsi con chiunque comandi in una posizione di confronto. Guardare, farsi delle domande, non per dare ciorpo ai pettegolezzi ma nel chiaro e unico scopo di migliorare le cose.

Bella foto, con il Presidente. Quello della Repubblica.

Fa pensare: per esempio alla differenza che c’è tra autorevolezza e autoritarismo.

Perchè, in giro (ma tutto questo Mattarella non lo sa) c’è anche molto di quello: l’autoritarismo.

Ci sono decisioni univoche, prese senza consultazioni, in versione “lo stato sono io”.

Stringiamoci a coorte, che c’è la bella foto da scattare.

Eh sì, fortuna che c’è la pista. Fortuna che c’è capitan Gimbo in versione madre dei Gracchi che mostra i suoi gioielli. Bella squadra quella azzurra.

Salire sul carro dei vincitori è sport nazionale, si sa.

Gigi Riva, quando la Nazionale di calcio campione del mondo 2006 fece il giro d’onore in una Roma impazzita, allorchè qualcuno salì sul carro dei vincitori per fare bella mostra di sè, lui – Rombo di tuono – scese.

A vedere le immagini scattate al Quirinale, a qualcuno è venuta la voglina di scendere giù dal Colle.

Vi chiederete, perchè.

Perchè, perchè, perchè.

Non uno ma dieci, cento.

Di tutto e di più: i ritardi notevoli accumulati nell’avvio della macchina organizzativa degli Europei di Roma 2024, la chiusura di Fidal Servizi, l’incauto rapporto con gli sponsor tecnici, la cancellazione di format (i Campionati di Società) per fare posto ad altri format (i Challenge), una tendenza alla tardiva comunicazione di cose importanti (date e sedi dei campionati), un unilaterale modo di trattare i campioni di spicco (ehi capitano, oggi non servi, domani quando vinci, sì), c’è una sciatteria autolesionista nei rapporti formali importanti, una narrazione dei fatti non sempre aderente con la verità degli stessi, le infantili punizioni comminate alle voci di contrasto (dalle deleghe ritirate alla banalissima negazione della gestione dei podi nel corso dei meeting).

E ancora il notevole ritardo nella convocazione dei consigli federali, la tendenza di dare conto dell’ordine del giorno degli stessi, all’opposizione, solo all’ultimo momento, fino al più clamoroso degli autogol, sconfessati dal presidente del collegio dei revisori per avere toppato nella convocazione del consiglio più importante (e rognoso): quello in cui una federazione si guarda allo specchio e fa i conti con sè stessa.

Per ultimo i botti di fine anno, l’amarissimo affronto alle regole fissate dalla carta etica.

Però, suvvia, canticchiamo: dammi un po’ di atletica leggera… anzi leggerissima.

Attenti, però: abbiamo scritto leggera, non superficiale.

Su, cosa vuoi che sia un sorriso in più, una faccina che sorride?

Un emoticon non si nega a nessuno.

Non c’è rabbia, c’è malinconia. Qualcuno dirà, ecco i soliti grilli parlanti. Sarà chi ha cambiato un aggettivo, forse per lui non c’è differenza tra leggera e superficiale.

Invece cambia molto.

Abbiamo raccontato questa annata di pista secondo noi. Non si può piacere a tutti. E non tutti ci possono piacere. Questione di metodo, indubbiamente.

Riavvolgendo il nastro, voltando le pagine della storia di questo 2023, anzi – più modernamente – cliccando sui mesi del nostro sito, ecco, sì, sorridiamo con i nostri campioni. Ma anche un po’ amaramente.

Leggiamo un po’ di strumentalizzazione, non c’è dubbio.

In questi mesi abbiamo alzato il tappeto e mostrato la polvere nascosta sotto.

In questi mesi abbiamo dato corpo a un disagio, che infastidisce il vertice. Ma, è un dato di fatto, c’è.

C’è. E non è fondato sul niente.

Quisquilie, cavalcano il nulla, dicono nella stanza dei bottoni.

Beh, certo: se per nulla si intende la diffusa tendenza a fare dell’atletica un bene di proprietà unilaterale, certo, allora non è successo nulla.

Ma di chi è l’atletica?

Chi si presenta a Mattarella e cosa ci sta a fare ?

Lo sa il presidente della Repubblica che esistono Vangeli ufficiali e altri apocrifi?

Di sacro, qui, ci sono solo i gesti della pista.

Non troviamo nulla di sacro nel fare, di un bene comune, un bene di proprietà.

Non vediamo nulla di buono in una costante azione di accentramento, di concentramento delle decisioni, spazzando via con un soffio, come Eolo, nuvole sollevate per senso di responsabilità.

Il nostro sito ha fondato sui dati di fatto, non sulle opinioni, le critiche.

Mosse per il bene dell’atletica leggera, senza interessi personali.

Critiche sostanziali e formali: da una certa trascuratezza verso settori tecnici importanti come la marcia, agli ultimi fuochi riguardanti la carta etica finita evidentemente nel sacchetto della differenziata.

Il comune denominatore la tendenza a prendere decisioni unilaterali. Sfociata, in ultima analisi, nell’annuncio della prossima sede dei campionati italiani, annunciata – e non diteci che non è una prassi innaturale – dal sindaco di una città.

Scavalcando di fatto il Consiglio federale.

Grazie a Dio ci sono le gare. Grazie a Dio ci sono i tecnici, gli atleti, le società.

Se si ha senso di responsabilità, non si può sottacere che un’atletica che nell’ultimo anno olimpico ha raggiunto risultati mai così aurei (cinque ori olimpici chi li aveva mai visti?) abbia chiuso il bilancio – e se volete andate a rileggervi la (sconcertante) narrazione di quel Consiglio – con un disavanzo che supera il milione di euro.

Non si può non manifestare preoccupazione per i ritardi colossali che si sono verificati nell’allestimento dei prossimi Europei 2024 che ci vedranno padroni di casa.

Non si può e non si poteva tacere dinanzi a rischi di procedure impugnabili da parte delle commissioni di vigilanza, non per dolo, ma per imperizia.

Questa è forse la narrazione più concreta del 2023 dell’atletica leggera italiana.

Sotto il vestito, in conclusione, ci sono problemi non risolti, e le osservazioni di chi ha il dovere di farle, interpretate come fastidiosi ronzii di zanzare.

Riavvolgiamo il film dell’anno, sapendo cosa esiste sotto la punta dell’iceberg.

Continueremo a raccontare, nella speranza di restituire allo sport più bello del mondo la sua autorevolezza regale.

Foto di FIDAL /FIDAL

Diego Costa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Facebook
Instagram