UN MONDIALE “GLOBALE”

Budapest 19 al 27/08/ 2023 Campionati mondiali di atletica leggera, . World Athletics Championships Budapest23 - foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo Colombo

71 nazioni a punti e 46 a medaglia. A Eugene 76 a punti e 45 a medaglia

Si chiude il mondiale di Budapest con la giusta attenzione di livello globale. I numeri ci dicono che è stata una bellissima rassegna ed al tempo stesso ha avuto alcuni picchi di livello tecnico delle edizioni precedenti conditi da un solo record del mondo in una specialità giovane come la staffetta mista e da 6 record dei campionati tra cui spiccano certamente i 100 e 200 donne (10″65 e 21″41) e i due lanci maschili, peso e disco (23,51 e 71,46). Dal punto di vista dello spettacolo è stato un bellissimo mondiale con la tripletta di Noah Lyles e le doppiette di Femke Bol, Faith Kipyegon, Richardson, Alvaro Martin e Maria Perez. Ma ancor di più sono stati affascinanti il Triplo femminile risolto all’ultimo salto di Yulimar Rojas che ha fatto di tutto per rovinarsi la festa, quello maschile con la vittoria di Fabrice Zango in una gara di altissimo livello, i 10.000 donne e la staffetta mista, dove le olandesi sono riuscite a buttare via due medaglie sicure a pochi metri dal traguardo. Uno spettacolo il lungo maschile con due atleti separati solo da un centimetro della seconda misura fino all’ultimo salto dove Miltiadis Tentoglu riesce a piazzare la zampata vincente e a diventare il detentore contemporaneamente dei titoli Olimpico, Mondiale ed Europeo come il nostro Tamberi. Ultimo lancio anche per il giavellotto femminile con la giapponese Haruka Kitaguchi che spiazza tutte così come aveva fatto ad Eugene conquistando il bronzo. Ma la bellezza della 4×400 donne con la rimonta della Bol in una gara che sembrava ormai conclusa difficilmente avrà pari, così come l’abbraccio tra Katy Moon e Nina Kennedy che si dividono l’Oro nell’asta donne dopo una battaglia che le ha portate a saltare 4,90 e a fallire i 4,95 o le lacrime dirompenti di Noah Lyles sul podio.

Dietro ogni medaglia c’è una storia, come quella di Gianmarco Tamberi che ha raggiunto l’unica medaglia che gli mancava o come quella di Antonella Palmisano, conquistata dopo due anni di calvario. Campionessa della fatica è Sifan Hassan che corre 1500, 5000 e 10.000 conquistando due medaglie nelle corse più brevi e buttando la terza nella volata dei 10.00 con caduta a due metri dal traguardo.

Ma potremmo continuare con la felicità di Leonardo Fabbri per la sua medaglia d’argento, uscito anche lui finalmente dal dopo Covid che lo aveva limitato in questi anni, la bellezza di Armand Duplantis che vola sopra i 6,10 come se fosse nulla, e forse, la più importante dal punto di vista sociale, la vittoria di Yaroslava Mahuchikh che supera i 2,01 e regala la medaglia d’oro all’Ucraina.

L’Italia chiude con l’8° posto nella classifica a punti e il 13° nel medagliere con l’oro di Gianmarco Tamberi, un vero leone in gara, il soprendente argento di Leonardo Fabbri, il capolavoro di Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu, con contorno di Filippo Di Mulo e Giorgio Frinolli che hanno silenziato i ragli degli asini che li criticavano, il bronzo di un’immensa Antonella Palmisano. Ci sono anche i record nazionali con Ayomide Folorunso nei 400 hs e nella 4×400 insieme ad Alice Mangione, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan, così come quello della 4×100 con Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese. Oltre alle quattro staffette, ricordiamo i nomi della 4×400 uomini con Davide Re, Lorenzo Benati, Alessandro Sibilio, Riccardo Meli ed Edoardo Scotti, ed ai medagliati, sono entrati tra i primo otto Larissa Iapichino, Sara Fantini, Ayomide Folorunso, Massimo Stano, Dariya Derkach, Emmanuel Ihemeje.

Confrontando le rassegne di Budapest e Eugene attraverso la classifica a punti, le nazioni dominanti restano gli Stati Uniti, la Jamaica, il Kenia, la Gran Bretagna e l’Etiopia. Si conferma il Canada salgono Spagna e Italia mentre affondano la Cina e la Polonia che non vincono ori. Disastrosa la situazione di Germania e Francia con la prima a zero medaglie e la seconda che conquista un argento all’ultima gara maschile mentre l’Olanda può mangiarsi le mani per le due medaglie mancate ad un passo dal traguardo che l’avrebbero portata a ridosso del Canada. Da sottolineare come l’Italia sia l’unica nazione ad aver conquistato una medaglia in tutti i gruppi di specialità, corse, lanci, salti e strada.

Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL

Roberto De Benedittis

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