IL FALLIMENTO DEL PROGETTO CHALLENGE-ITALIANI

Lo abbiamo detto fin da subito che non era la strada giusta. Abbiamo avvisato i vertici federali che, a nostro avviso, era un errore inserire una gara inutile come il Challenge. Ci è stato risposto che la strategia era quella di trasformare i Campionati Italiani in un grande meeting con pochi atleti da poter vendere alle televisioni ed agli sponsor.

Quindi il Challenge era funzionale per poter dare la possibilità agli atleti di seconda schiera di poter prendere parte ad una competizione qualificata. Il primo anno non è andata bene. Se ricordate, l’assurdo della gara di salto in lungo maschile con tre soli iscritti, tutti qualificati o i decathleti della categoria Promesse, in teoria costretti a 3 decathlon in 3 settimane. Solo la punta di un iceberg rispetto alla mole di malumore montante da parte degli atleti e delle società. A questo aggiungiamo il pasticcio dovuto al “cambio in corsa” dei Campionati Italiani assegnati a Molfetta ed invece spostati allo Stadio Olimpico, (per promuovere gli Europei 2024!) salvo poi accorgersi che gli impegni con i concerti impedivano l’organizzazione dell’evento costretto ad emigrare di 70 km. in quel di Rieti. Molfetta spostata al 2023 ed ora ci siamo. Questa sera ci saranno le gare di marcia orfane dei campioni olimpici Stano e Palmisano.

Ma torniamo al Challenge ed al meccanismo di qualificazione per i Campionati Italiani che definire farraginoso è un vero e proprio eufemismo. L’ultimo caso è quello dell’atleta dell’Udinese Malignani Agostino Nicosia, ripescato proprio mentre si stava laureando e quindi irreperibile. Scaduta la finestra temporale, dato per rinunciatario viene escluso. Lui reclama e gli dicono che non si può far niente (nonostante non si arrivi neanche ai 12 concorrenti presenti), poi alla fine esce fuori la notizia che la sua società aveva detto che non lo confermava. Al di là del vero o del verosimile, è chiaro che se decine di atleti, con motivazioni varie (infortuni, impegni personali, competizioni internazionali ravvicinate) rinunciano, e gli uffici sono costretti all’affannosa rincorsa per riempire i posti disponibili, che possa saltar fuori l’equivoco è quasi matematico.  Ora Nicosia è recuperato, e va tutto bene, ma c’è qualcuno che è ancora onestamente convinto che questo sia il metodo giusto? Tutto ci dice di no. Lo dicono le società, lo dicono gli atleti, lo dice la logica. Ma pur di non dar ragione alla minoranza (ma poi siamo sicuri che sia minoranza? Di questo e del “peccato originale” di questo CF ne parleremo tra qualche giorno), si continua a testa bassa difendendo l’indifendibile.

Torniamo al “grande meeting” da vendere agli sponsor. Inutile dire che se non si è avuta la capacità di attrarre risorse dopo aver vinto 5 ori olimpici, qualche dubbio sulla possibilità di “vendere” i campionati Italiani l’abbiamo. Se pensiamo poi che avevamo un contratto firmato con Infront con un minimo garantito che avrebbe dovuto  portare nelle casse della Federazione oltre 2 milioni di euro all’anno rivalutati ogni anno ed è stato stracciato perché, secondo i “consulenti” non era vantaggioso… Vero che il contratto comprendeva gli introiti della Runcard (ed escludeva gli introiti derivanti dallo sponsor tecnico…per intenderci, Joma sarebbe, come era Asics, di diretta pertinenza federale), comunque sempre di più rispetto a ciò che è stato recuperato finora. Difficile però vendere un prodotto senza il contenuto.

Eh si perché se non ci sono i protagonisti, i campioni, è un po’ difficile trovare partner economici interessati. L’elenco degli assenti è veramente lungo. Oltre alla coppia olimpica della marcia non saranno presenti Jacobs, Tamberi, Patta, Iapichino, Stecchi, Crippa, O. Zoghlami, Sibilio, Besana e Mannucci (alle Universiadi), Furlani (agli Eurojunior). Sembra che siano presenti solo Tortu e Desalu, unici campioni olimpici dei sette di Tokyo.

Per ultimo, ci sono ben 11 gare che non raggiungono lo standard di 12 o 16 partecipanti. Il caso più eclatante è quello della 4×400 femminile dove sono in lizza 10 staffette sulle 16 a disposizione.

Qualcuno rifletterà? Siamo decisamente scettici…

Roberto De Benedittis

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