I NUMERI SONO NUMERI, LE CHIACCHIERE STANNO A ZERO.
Premettiamo subito: le atlete e gli atleti così come i tecnici, hanno dato il massimo, ne siamo convinti, anche quelli che non sono scesi in campo.
Siamo passati da 5 medaglie (d’oro) a 3 medaglie (due bronzi e un argento). Nel medagliere siamo 29esimi e decimi tra le nazioni europee. Anche solo contando le medaglie siamo dodicesimi al mondo e quinti in Europa. Nella Placing Table siamo sesti alla pari con l’Olanda di Sifan Hassan, vincitrice di tre medaglie che non a caso ha preferito non partecipare agli Europei.
L’analisi dei medagliati Europei è impietosa. Dei 133 medagliati a Roma solo in 27 hanno conquistato una medaglia a Parigi, questo potrebbe essere fisiologico, ma le prestazioni sono quelle che sconvolgono. Escludendo la mezza maratona romana e la maratona parigina delle 133 prestazioni europee dei medagliati, solo in 45 hanno migliorato e delle nostre 24 medaglie solo 7 hanno fatto meglio a Parigi contando che la Battocletti vale x 2 essendosi migliorata sia sui 5000 che sui 10.000. Non solo. Meno della metà dei medagliati di Roma sono riusciti ad entrare in una finale, 64 su 133.
L’Italia è passata da 24 medaglie a 3, la Gran Bretagna da 13 a 10, la Norvegia da 7 a 3, i Paesi Bassi da 12 a 6, la Germania da 11 a 4, l’Ucraina ed il Belgio da 6 a 3, la Spagna da 8 a 4, solo la Francia e la Svizzera hanno fatto peggio di noi, da 16 ad 1 e da 9 a 0.
Così come ci siamo riempiti gli occhi di azzurro a Roma, a dispetto delle previsioni ottimistiche di un presidente tutto concentrato su se stesso, portiamo a casa un bottino che rispetto ai fasti di soli due mesi fa ci fa comprendere come la scelta operata di anticipare la data degli Europei da fine agosto a inizio giugno sia stata penalizzante per le spedizioni europee. Non per quelle che hanno vissuto Roma come una tappa di passaggio. Con la collocazione originaria, da fine agosto ai primi di settembre (ah, già, poi non si sarebbe potuta fare l’assemblea elettiva l’8 settembre…), si avrebbe avuto il traino delle Olimpiadi, compresa magari qualche medaglia o quantomeno prestazione in più, la voglia di rivalsa di chi alle Olimpiadi non era andato bene, e non crediamo che i Duplantis, o le Bol avrebbero snobbato un Campionato Europeo a soli 20 giorni dalle Olimpiadi.
Se Tokyo è stato il frutto di come l’Italia ha gestito la pandemia, sicuramente meglio di tante altre nazioni, visto che eravamo secondi nel medagliere dell’Atletica con i 5 ori che non sono stati frutto dell’allineamento planetario come si tende a dire, ma di un lavoro svolto da atleti, tecnici, società civili e militari e dallo staff tecnico della nazionale che in quell’anno tragico riuscì a mettere in piedi una serie infinita di seminari on line. Parigi è il frutto della scelta scellerata di anticipare gli Europei a giugno. Possiamo dirlo o saremo portati in procura ancora una volta per le nostre opinioni?
Siamo migliorati nella classifica a punti passando dal 12° al 6° posto inserendo 17 finalisti invece di 10 ma questa è la normale evoluzione di un movimento che fin dal 2017 aveva dimostrato di essere vivo con l’europeo under 20 dove conquistammo 9 medaglie e alcuni protagonisti delle olimpiadi di Tokyo e Parigi come Filippo Tortu, Alessandro Sibilio, Vladimir Aceti, Edoardo Scotti, Nadia Battocletti, per parlare solo di chi è andato a medaglia, proseguito poi nel 2019 con Larissa Iapichino, Lorenzo Patta e ancora Battocletti e Scotti e complessive 11 medaglie e secondo posto dietro alla Gran Bretagna per finire poi al 2021 con 13 medaglie nell’europeo under 23 con quasi tutti i medagliati presenti a Parigi 2024 e primato in classifica. Un lungo percorso che parte da lontano.
Quanto è antipatico poi parlare di sfortuna (e non altre parole che dovremmo evitare), quando si contano solo le proprie e mai quelle degli altri. La collezione dei quarti posti: a Tokyo gli USA ne avevano 6, la Giamaica, il Kenya e l’Etiopia 5, la Spagna 4. In questa edizione noi e gli Stati Uniti 5 la Gran Bretagna 3. Se poi parliamo di sfortuna, saremmo in grado di affermare che se il nostro Diaz avesse saltato un cm in meno in qualifica il Giamaicano Hibbert avrebbe potuto vincere il bronzo del salto triplo? Noi non ce lo sogniamo proprio, come non ci sogniamo di addossare alla sfortuna tutto ciò che giustifica le mancate medaglie. È lo sport, si vince e si perde senza drammi. Chi arrivato terzo è stato semplicemente più bravo, come Diaz e Furlani.
La spedizione Italiana di Tokyo, senza le cinque medaglie d’oro dell’atletica si sarebbe fermata a 35 medaglie e 5 ori. Oggi senza gli ori dell’atletica, lo sport italiano ne ha conquistate 12 ed ha confermato le 40 medaglie. Lo sport italiano è andato avanti, l’atletica italiana un po’ meno.
La Nazionale Italiana ha sicuramente un futuro, soprattutto perché ha avuto un passato, e qualcuno, da tre anni a questa parte fa finta di dimenticarselo.
Foto Grana/FIDAL
Roberto De Benedittis
Condivido. La Fidal nostrana ha gettato in faccia il fumo degli Europei pensando che poi lo stellone italico ci desse successi anche alle Olimpiadi